IL PIANO SEGRETO PREBELLICO DEL PRESIDENTE ROOSEVELT PER BOMBARDARE IL GIAPPONE

di Mark Weber

Diversi mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, il presidente Franklin Roosevelt autorizzò segretamente devastanti bombardamenti americani contro le città giapponesi. Un documento top secret declassificato nel 1970 mostra che nel luglio 1941 Roosevelt e i suoi principali consiglieri militari approvarono un audace piano per utilizzare piloti americani e aerei da guerra statunitensi – che volavano ingannevolmente sotto bandiera cinese – per bombardare le principali città giapponesi[1].

I bombardieri sarebbero stati al comando di Claire Chennault, un’ex aviatore dell’US Air Corps al servizio del governo cinese di Chiang Kai-shek dal 1937. Nel luglio del 1941 Chennault era già a capo dello squadrone di caccia statunitensi “Flying Tiger” (Tigri Volanti) dell'”American Volunteer Group” (AVG) che aveva combattuto le forze giapponesi in Cina. La pittoresca unità di Chennault fu glorificata su giornali e riviste americani e nel film hollywoodiano del 1942 “Tigri Volanti”, con John Wayne.

I giovani aviatori che pilotavano i caratteristici aerei da guerra P-40 con i loro “denti di squalo” erano apparentemente mercenari e la forza AVG non aveva alcun legame ufficiale con il governo degli Stati Uniti. In realtà, lo squadrone era segretamente organizzato e finanziato da Washington, in flagrante violazione del diritto americano e internazionale. Creato senza consultazione o consenso del Congresso, violava lo US Neutrality Act e il Selective Service Act del 1940. Lo squadrone di Chennault violava anche le dichiarazioni formali di neutralità degli Stati Uniti, pronunciate dallo stesso Roosevelt, nel conflitto tra Giappone e Cina, in corso dal 1937.

Aiutando la Cina, Roosevelt cercava di mantenere le forze giapponesi bloccate lì. Finché i giapponesi fossero stati completamente occupati in Cina, pensava, non avrebbero rappresentato una minaccia per gli interessi britannici e statunitensi in Asia. Se la Cina fosse caduta, la Gran Bretagna avrebbe dovuto dirottare navi da guerra, truppe e materiali di cui aveva urgente bisogno in Europa.

Un memorandum segreto dell’Ufficio del Capo delle Operazioni Navali, datato 17 gennaio 1940, conferma che quasi due anni prima dell’attacco a Pearl Harbor, l’amministrazione Roosevelt stava prendendo in considerazione la possibilità di una guerra contro i giapponesi con mercenari statunitensi organizzati in “un efficiente corpo di guerriglia”. Il memorandum trattava anche di un’operazione aerea da combattimento clandestina statunitense contro le forze giapponesi. Alcuni mesi dopo, nel maggio 1941, un altro memorandum per Roosevelt, redatto dall’ammiraglio Thomas C. Hart, comandante della flotta asiatica statunitense, iniziava così: “Si ritiene che il concetto di guerra con il Giappone sia valido”, e proseguiva prospettando come il Giappone avrebbe potuto essere attaccato da bombardieri pilotati da americani[2].

Per mettere in pratica tali idee, Chennault spinse per la formazione di una task force di bombardieri pilotati da americani sotto il suo comando, che avrebbe attaccato il Giappone stesso. “Se gli uomini e l’equipaggiamento fossero stati di buona qualità, una tale forza avrebbe potuto paralizzare lo sforzo bellico giapponese”, scrisse. “Un piccolo numero di bombardieri a lungo raggio dotati di bombe incendiarie avrebbe potuto ridurre rapidamente le città giapponesi di carta e legno a mucchi di cenere fumante”.

La proposta di Chennault ottenne rapidamente l’entusiastico sostegno dell’ambasciatore cinese a Washington, T.V. Soong (banchiere multimilionario, cognato del premier cinese Chiang Kai-shek), dell’ambasciatore britannico Lord Lothian, del segretario di Stato statunitense Cordell Hull e del segretario al Tesoro statunitense Henry Morgenthau.

L’idea di bombardare il Giappone fu presentata formalmente a Roosevelt per la prima volta il 19 dicembre 1940. La risposta del Presidente fu l’esclamazione: “Fantastico!” e l’immediata istituzione di un piano di battaglia da parte dei suoi Segretari di Stato, del Tesoro, della Guerra e della Marina[3].

Non tutti, però, erano altrettanto entusiasti. Il Segretario alla Guerra Henry Stimson e il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale George Marshall, espressero perplessità. Marshall avvertì che far bombardare il Giappone da piloti americani usando aerei americani con insegne cinesi era un inganno che non avrebbe ingannato nessuno, ma avrebbe semplicemente trascinato gli Stati Uniti in una guerra con il Giappone in un momento in cui non erano ancora preparati.

A causa di tali perplessità, il piano fu temporaneamente accantonato. Pochi mesi dopo, tuttavia, una versione leggermente modificata fu ripresa come “Joint Army-Navy Board Paper No. 355”[4].

Lettera di presentazione del documento “Joint Army-Navy Board No. 355” che autorizzava i bombardamenti americani contro il Giappone più di quattro mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor. Questo documento top secret è firmato dai Segretari di Guerra e Marina e reca le iniziali di autorizzazione di Franklin Roosevelt e la data scritta a mano, 23 luglio 1941.

Come stabilito definitivamente nel JB 355, una forza d’attacco aereo di 500 bombardieri Lockheed Hudson doveva essere organizzata come “Secondo Gruppo Volontari Americani” sotto il comando di Chennault. La sua missione sarebbe stata il bombardamento “preventivo” del Giappone. L’obiettivo strategico del JB 355 era la “distruzione delle fabbriche giapponesi al fine di paralizzare le munizioni e i beni essenziali per il mantenimento della struttura economica del Giappone”. Da basi a circa 2100 chilometri di distanza, nella Cina orientale, i bombardieri americani avrebbero colpito i centri industriali giapponesi, tra cui Osaka, Nagasaki, Yokohama e Tokyo. (Questi attacchi aerei avrebbero inevitabilmente causato la morte di molti civili. Al contrario, gli aerei giapponesi che attaccarono Pearl Harbor evitarono accuratamente obiettivi civili.)

I fondi statunitensi per l’operazione sarebbero stati forniti nell’ambito di un prestito generale alla Cina e canalizzati attraverso una società fittizia. Al personale militare americano coinvolto vennero rilasciati passaporti falsi. (Chennault dichiarò di essere “agricoltore” e risultava “consulente della Banca Centrale Cinese”).

Il piano segreto JB 355 fu approvato dal Segretario alla Guerra, dal Segretario alla Marina e, il 23 luglio 1941, dal Presidente Franklin Roosevelt.

Nessuno ebbe un ruolo più importante nella promozione e nell’organizzazione di questo piano di Lauchlin Bernard Currie, stretto consigliere di Roosevelt alla Casa Bianca. Anni dopo, l’ottantanovenne Currie fornì dettagli sul suo ruolo nell’operazione segreta e sul sostegno di Roosevelt in un’intervista nella sua casa in Sud America[5]. Un motivo importante dietro l’entusiasmo di Currie nel voler portare gli Stati Uniti in guerra con il Giappone potrebbe essere stato il suo forte appoggio filo-sovietico. Esistono persino prove interessanti, ma non decisive, che suggeriscono che Currie fosse un agente sovietico[6].

Quando Roosevelt approvò il piano JB 355, Currie inviò un cablogramma segreto a Chennault: “Sono molto felice di poter riferire che oggi il Presidente ha ordinato che 66 bombardieri siano messi a disposizione della Cina quest’anno, di cui 24 da consegnare immediatamente”.

Nonostante l’approvazione di alti funzionari, il piano non era ben concepito. Secondo Gaddis Smith, professore di storia all’Università di Yale, i bombardieri Lockheed Hudson che avrebbero dovuto effettuare i raid sarebbero stati facilmente abbattuti dagli eccellenti caccia giapponesi[7].

Due giorni dopo l’approvazione del JB 355, Roosevelt dichiarò un embargo commerciale paralizzante contro il Giappone, un atto di strangolamento economico che, a suo dire, avrebbe praticamente assicurato la guerra (a quel tempo, circa il 90% del petrolio e del ferro del Giappone proveniva dagli Stati Uniti). E dopo aver decifrato i codici giapponesi, i funzionari britannici e americani appresero all’inizio di luglio le intenzioni del Giappone nel Pacifico: la guerra con gli Stati Uniti era ormai pressoché inevitabile[8].

Comprensibilmente considerando la campagna di Roosevelt una minaccia mortale all’esistenza stessa del loro Paese come moderna nazione industriale, i leader giapponesi decisero di sferrare il primo colpo. Pensarono che, distruggendo la flotta statunitense del Pacifico alle Hawaii con un unico, decisivo attacco a sorpresa, avrebbero rimosso il più grande ostacolo alla creazione di un impero giapponese autosufficiente nell’Asia orientale.

La Storia intervenne quindi per sventare il piano di Roosevelt di bombardare il Giappone. Prima che il JB 355 sul Giappone potesse essere attuato, e prima che il Giappone subisse il pieno impatto dell’embargo commerciale statunitense, i giapponesi attaccarono Pearl Harbor – e Roosevelt si trovò in guerra aperta con il Giappone come aveva previsto e voluto. Di fatto, il Giappone batté sul tempo l’America. Quattro giorni dopo l’attacco a Pearl Harbor, ogni ulteriore azione relativa al piano JB 355 fu sospesa e i piloti dei bombardieri che erano stati reclutati furono rapidamente incorporati nelle forze armate statunitensi regolari.

Franklin Roosevelt definì il 7 dicembre 1941 “il giorno dell’infamia”. E sebbene milioni di americani considerino tuttora l'”attacco a sorpresa” del Giappone come l’azione di inganno e tradimento internazionale per eccellenza, esso non fu certo un caso isolato.

Nel 1801, Lord Nelson, britannico, distrusse la flotta danese in un attacco a sorpresa a Copenaghen. Nel maggio del 1846, l’esercito americano invase il territorio messicano prima che il Congresso riuscisse a dichiarare lo stato di guerra con il Messico. Lungi dal vergognarsene, gli americani elessero in seguito come presidente il comandante della spedizione, Zachary Taylor. Nel giugno del 1967, l’attacco a sorpresa di Israele contro l’Egitto fu ampiamente elogiato negli Stati Uniti per aver permesso ai piloti israeliani di distruggere quasi tutta l’aeronautica egiziana mentre era ancora a terra.

Secondo uno studio condotto dall’alto ufficiale e storico britannico Sir John Frederick Maurice, quasi tutte le grandi potenze hanno fatto ricorso, prima o poi, ad attacchi a sorpresa. Tra il 1700 e il 1870, ha calcolato, la Francia ha effettuato 36 attacchi a sorpresa, la Gran Bretagna 30, l’Austria 12, la Russia 7, la Prussia 7 e gli Stati Uniti almeno 5[9].

La storia, a lungo occultata, del piano di Roosevelt di bombardare il Giappone merita di essere meglio conosciuta. Per quanto sensazionale, tuttavia, è solo un capitolo della più ampia – e ancora poco nota – storia della vasta e illegale campagna del presidente degli Stati Uniti per portare gli Stati Uniti, formalmente neutrali, nella Seconda Guerra Mondiale[10]. In effetti, già prima dello scoppio della guerra in Europa nel settembre del 1939, stava segretamente cercando di fomentare il conflitto[11].

Nei mesi precedenti l’attacco di Pearl Harbor, il presidente americano accelerò la sua campagna illecita. Ad esempio, dopo che le forze dell’Asse lanciarono il fatidico attacco “Barbarossa” del 22 giugno 1941 contro la Russia sovietica, iniziò prontamente a inviare aiuti americani a Stalin. Il 25 luglio 1941, Roosevelt congelò tutti i beni giapponesi negli Stati Uniti, ponendo fine alle relazioni commerciali. Chiuse il Canale di Panama, gestito dagli americani, alle navi giapponesi. Nel giugno e luglio 1941, inviò truppe statunitensi a occupare la Groenlandia e l’Islanda. E tra settembre e ottobre 1941, le navi da guerra statunitensi stavano attivamente impegnando i sottomarini tedeschi nell’Atlantico, in flagrante violazione del diritto statunitense e internazionale[12].

La portata delle operazioni militari sotto copertura di Roosevelt contro Giappone e Germania, in un periodo in cui gli Stati Uniti erano formalmente neutrali, eclissa altre operazioni militari clandestine statunitensi molto pubblicizzate degli anni successivi, come l’aiuto del presidente Reagan ai combattenti nicaraguensi dei “Contra” o la famigerata operazione Iran-Contra.

Note

  1. Gran parte delle informazioni contenute in questo saggio provengono da: Don McLean, “Tigers of a Different Stripe: FDR’s Secret Plan to Torch Japan Before Pearl Harbor,” Soldier of Fortune , gennaio 1989, pp. 66-93; trasmissione televisiva ABC “20/20”, “FDR’s Planned Preemptive Attack on Japan,” 22 novembre 1991 (n. 1149).
  2. D. McLean, Soldier of Fortune , gennaio 1989, pp. 67-68, 91.
  3. Duane Schultz, The Maverick War: Chennault and the Flying Tigers . New York: St. Martin’s Press, 1987. Citato in: D. McLean, Soldier of Fortune , gennaio 1989.
  4. Documento congiunto Esercito-Marina 355 (“Requisiti aeronautici del governo cinese”), luglio 1941, Seriale 691, Archivi nazionali, Washington, DC.
  5. Trasmissione televisiva “20/20” della ABC, 22 novembre 1991.
  6. D. McLean, Soldier of Fortune , gennaio 1989, pp. 70-71.
  7. Trasmissione televisiva “20/20” della ABC, 22 novembre 1991.
  8. John Costello, The Pacific War (1981); John Toland, Infamy (1982); Percy L. Greaves, Jr., “Tre valutazioni del `giorno dell’infamia’”, The Journal of Historical Review , autunno 1982, pp. 319-340.
  9. William H. Honan, “Incubo a Port Arthur”, Naval History (US Naval Institute), agosto 1990 (vol. 4, n. 3). Fonte citata: John Frederick Maurice, Hostilities Without Declaration of War [dal 1700 al 1870], Londra: HMSO, 1883.
  10. Mark Weber, “Collusion: Franklin Roosevelt, British Intelligence, and the Secret Campaign to Push the US Into War.” Febbraio 2020 ( https://ihr.org/other/RooseveltBritishCollusion ); William H. Chamberlin, America’s Second Crusade (1950 e 2008); Charles C. Tansill, Back Door to War (1952); Charles A. Beard, President Roosevelt and the Coming of the War 1941 (1948); Vale la pena notare che la trasmissione televisiva “20/20” della ABC del 22 novembre 1991, sul piano di bombardamento del JB 355, non è riuscita a collocare la storia nel contesto più ampio della più ampia e segreta campagna del presidente Roosevelt per portare gli Stati Uniti in guerra.
  11. Mark Weber, “La campagna del presidente Roosevelt per fomentare la guerra in Europa”, The Journal of Historical Review , estate 1983, pp. 135-172.
  12. Per una revisione più dettagliata di tali atti, vedere: George Morgenstern, Pearl Harbor: The Secret War (1947 e 1991); pp. 87-88; William H. Chamberlin, America’s Second Crusade (1950 e 2008).

Da The Journal of Historical Review , inverno 1991-92 (vol. 11, n. 4), pagine 503-509. Aggiornato e leggermente rivisto, febbraio 2025.

Tradotto dall’inglese

Fonte: IHR

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